SEQUESTRO DI PERSONA?
- Chiara
- 21 apr 2015
- Tempo di lettura: 2 min
R. è una mamma coraggiosa.
E' venuta via dal suo Paese per cercare una vita alternativa per sè e semplicemente una vita per il bimbo che aspettava: a casa, infatti, non poteva più stare, famiglia e "fidanzato" insistevano perchè abortisse.
Quando è arrivata al nido il suo bimbo aveva quasi un anno ed era un incanto di riccioli e sorrisi.
Aveva trovato un lavoro; la sua "signora" era al corrente del suo estremo bisogno e ne approfittava quanto più possibile. R. ci raccontava storie terribili dei suoi orari oltre i limiti della resistenza (ma pagata otto ore e messa in regola per quattro), dei suoi pranzi consistenti in eterna pasta bianca (la "signora" riteneva di far già tanto dandole qualcosa da mangiare)...
Soprattutto R. non poteva mai assentarsi, che fosse malata lei o il bambino non importava, doveva sempre presentarsi al lavoro.
Un giorno il bimbo arriva al nido che già non è in forma: è stanco, irrequieto e presto comincia ad avere scariche di dissenteria, una, due, tre, quattro...avviso R.: devi venirlo a prendere, sta male.
R. mi risponde di non sapere come fare e che mi avrebbe richiamato.
Dopo poco in effetti richiama e mi dice che la "signora" non la lascia. "In che senso?" chiedo
"Vuole che stia qui e non mi fa uscire"
"Vorrei parlare con la signora" ribatto sconcertata
"Ha detto che ti chiama lei"
Dopo un po' ricevo una telefonata che riporto senza commenti, non ce n'è bisogno.
"Sono la signora X. R. mi dice che l'avete chiamata per il bambino"
"Sì, buongiorno signora, il piccolo sta proprio male, c'è bisogno di venirlo a prendere"
"Mi spiace, adesso non posso permetterle di venire"
"Forse non mi sono spiegata, il bambino sta male, ora vomita e comincia a salirgli la febbre: esiste un regolamento dell'ASL che mi impone di allontanare dalla comunità un bambino in questo stato; anzi, dovrebbe già essere andato da un po'"
"Sì vabbè, ma faccia un'eccezione, mi venga incontro; tanto cosa cambia che venga prima? Il dottore non la riceverebbe prima delle 18!"
"Cambierebbe che intanto il bambino avrebbe la sua mamma a confortarlo, non rischierebbe di contagiare qualcuno e, anche se deve aspettare per il dottore, aspetterebbe a casa sua, in tutta tranquillità, con la sua mamma che eventualmente gli può dare un farmaco, cosa che noi non possiamo fare."
"Io ho bisogno che R. stia qui. e, del resto, credo che anche R. abbia bisogno del suo lavoro..."
"Mi sta dicendo che potrebbe perdere il lavoro la prima volta che si assenta qualche ora?!?"
"Nnno... ma..."
Niente da fare.
R. arrivò MEZZ'ORA prima della chiusura del nido, avvilita, preoccupata per il suo bambino, e umiliata nella sua persona, privata della possibilità di disporre di sè.