il nostro addio al nido
Iqbal


Associazione Donne Internazionali di Bergamo
Oggi, 1 marzo 2015, prende vita questo blog.
Un blog per provare a dire addio ad un progetto durato 15 anni.
121 giorni ci separano dalla chiusura del Nido Iqbal,
un progetto che è stato qualcosa di più di un semplice luogo dove lasciare i figli mentre si è al lavoro.
Un luogo di incontro
di donne
di madri
provenienti da diverse parti del mondo.
Un luogo dove l'Intercultura la si è realmente sperimentata
modellandola giorno dopo giorno nel nostro essere e in quello di chi con noi ha voluto costruirla.
Un luogo in cui l'essere donna
e l'essere madre
sono stati i punti di forza
che ci hanno unite e ci hanno permesso di crescere insieme.
Non è semplice accettare che quello che si è costruito con tanta passione, e inutile negarlo, anche tanta fatica, in perenne situazione di precarietà, fra non molto scomparirà.
L'unico modo per provare a farlo seguitare ad esistere è provare a raccontarlo perchè almeno nella parole possa continuare ad essere.
In questi 121 giorni che ci separano dalla chiusura
proveremo a raccontare cosa succede dentro a Iqbal
e a narrare le varie storie di chi da Iqbal è passato.
Sono storie di forza, di coraggio. Storie di donne che non si abbattono davanti a niente.
A voi il compito di farle volare lontano
affinchè possano non essere dimenticate
affinche il Nido Iqbal, anche solo nel ricordo di più persone possibili,
possa continuare ad esistere.
Mancano...
IQBAL: IL PICCOLO GRANDE RIVOLUZIONARIO
Iqbal era un bambino pakistano che fu ucciso il 16 aprile 1995 dai suoi ex-schiavisti perché considerato un pericoloso rivoluzionario.
Iqbal Masih, che fu venduto a riscatto all’età di cinque anni dalla sua famiglia per sole 5000 rupie, trascorreva dodici ore al giorno, in condizioni pessime, incatenato ad un telaio. Durante uno dei suoi innumerevoli tentativi di fuga, trovò il coraggio di rivolgersi non alle forze dell’ordine (corrotte e comprate dai commercianti senza scrupoli) e neppure alla famiglia (che si sarebbe trovata costretta a riconsegnarlo al suo aguzzino per poter estinguere un debito senza fine), ma ad un sindacalista che si batteva per la difesa dei diritti dei minori. A 12 anni Iqbal poté finalmente imparare a leggere e a scrivere, e decise di impegnarsi nella lotta di liberazione di tanti altri coetanei che vivevano la sua stessa sorte, rischiando di suo e diventando famoso.
Ma all’intelligenza e al coraggio del suo sguardo, gli adulti risposero uccidendolo: non appena i fatturati delle vendite dei tappeti pakistani cominciarono a scendere del 20%, la lobbie dei commercianti locali identificò in lui la causa della perdita economica, e decise di condannarlo a morte.
Il nome Iqbal significa “accettare”, ma Iqbal Masih è stato un bambino che non ha accettato la propria condizione di lavoratore schiavo ed ha sacrificato la vita per la libertà di tutti i bambini schiavi del mondo: un simbolo della lotta contro il lavoro minorile a cui dedicare il nostro progetto, perché “una pallottola non può uccidere un sogno”.