Prima parte del racconto di Chiara
- Chiara
- 2 mar 2015
- Tempo di lettura: 1 min
PREAMBOLO
E' il 2000, siamo entrati in un nuovo millennio.
Da bambina pensavo che, giunta a questa data un po' magica, sarei stata decisamente grande, sicura di me, con una vita ormai organizzata.
Niente di tutto questo: sono divorziata, non ho un lavoro stabile e l'unico punto fermo della mia vita sono i miei figli, ormai preadolescenti.
C'è un'altra cosa, in realtà: il mio lavoro. Seppur precario, mi ha aiutato a superare i momenti peggiori, sentendomi “brava” in quel che facevo. Come educatrice di asilo nido supplente ho girato diversi nidi, trovandomi particolarmente bene a Monterosso dove ho passato due anni consecutivi.
Proprio lì ho conosciuto Bruna, mamma di Jacopo: sapevo che faceva cose “nel sociale”, ma non molto di più.
Primi mesi del 2000, dunque. Bruna mi telefona, dicendomi che lo spazio gioco che ha fatto nascere con l'Associazione Donne Internazionali di Bergamo comprenderà da settembre un nido in famiglia. O, per dirla come il bando europeo da cui si traevano i primi finanziamenti “un servizio di custodia e cura per i bambini 0-3 anni figli di migranti”.
Nei nidi comunali cominciavano appena ad esserci bambini di altre nazionalità, non sapevo molto dell'argomento; comunque, ci vediamo per parlarne.
Sarà un progetto, nel suo piccolo, abbastanza ambizioso: quattro educatrici di diverse nazionalità si occuperanno, a turno e con momenti di compresenza, di cinque bambini tutti provenienti da Paesi stranieri e che hanno difficoltà ad accedere ai “normali” nidi.
Interessante, addirittura intrigante.
Cominciamo a incontrarci per progettare la cosa.
Комментарии